Integrating minority, migrant & refugee children at European schools & society: la nostra esperienza formativa a Barcellona.
L’esperienza formativa del Progetto “TEAM: Training, Education, Achievement and Management” continua con il corso “Integrating minority, migrant & refugee children at European schools & society” frequentato dalle colleghe Valentina Ferretti, Psicologa, e Lisa Vescogni, Pedagogista e Educatrice Professionale, nella settimana dall’1 al 5 Novembre 2021 a Barcellona, in Spagna. Ecco il loro racconto.
Lo scambio culturale vissuto questa settimana a Barcellona ci ha permesso di essere testimoni delle esperienze di migranti e rifugiati, di storie di vita, per tutta una vita, che accompagnano questi lunghi cammini. Il nostro viaggio è stato guidato da Angela, formatrice inglese trasferitasi a Cipro, ed è stato affrontato insieme a dieci colleghi provenienti da istituzioni educative (Scuole, Organizzazioni Non Governative, Associazioni…) di Polonia, Bulgaria, Svezia, Estonia e Ungheria.
Per accompagnare il nostro racconto abbiamo scelto le frasi che riteniamo essere state ed essere per noi più significative, nella speranza di far assaporare ad ognuno il gusto sperato.
“People need history and identity”
Le persone hanno bisogno di storia e identità
Il tempo di attesa, di ascolto di noi stessi e dell’Altro, il silenzio per sentire la voce di chi è al nostro fianco sono il binocolo metaforico che ci permette di vedere oltre, di stare e non transitare.
I volti incontrati tra i banchi sono stati il tramite per comprendere le leggi europee, ma anche mondiali, in merito a migrazione e rifugiati, la storia dei paesi e i differenti punti di vista, le diverse prospettive.
“To give a voice”
Dare una voce
Individuando punti di unione e differenze e apprezzando quanto le persone possono compiere, decidendo di determinare la direzione del proprio cammino, abbiamo ascoltato la voce dei nostri compagni e abbiamo riflettuto anche attraverso la visione di video relativamente a come possano essere vissute, da adulti e bambini, la migrazione e la fuga da zone di guerra.
Le aspettative verso i genitori, la generazione che è migrata in cerca di un destino migliore, i conflitti da cui sono scappati e il desiderio di rivedere i posti da cui si è stati strappati sono stati temi emotivamente coinvolgenti per ragionare in merito a nuovi metodologie e strumenti, azioni future di crescita e opportunità per apprendere il nuovo o consolidare quanto conosciuto.
“Every day is a school day”
Ogni giorno è un giorno di scuola
“School as a society”
Scuola come una società
Con attenzione al linguaggio e alla cultura delle parole, si è ragionato insieme sull’importanza di creare un lavoro di rete tra scuola e famiglia, agenzie sociali per la crescita e il superamento di difficoltà e punto di riferimento per l’abbattimento di barriere, al fine di creare nuove prospettive, accogliere e includere.
Attraverso la sperimentazione delle proprie abilità, ma anche il riconoscimento dei valori dell’Altro e dei propri pensieri con cui ci si “apre al mondo”, si è analizzato quanto il ruolo dell’insegnante costituisca una mediazione metacognitiva che può consentire ai ragazzi in difficoltà di dare spazio ai propri pensieri, alle proprie emozioni, di essere “insegnanti” per i loro genitori, come alcuni auspicano.
“They’re not just immigrants. They are, first of all, people”
Non sono solo immigrati. Sono, prima di tutto, persone
“Comparing who they are, who the society think they are and who they think they are” Comparare chi essi sono, chi la società pensa che siano e chi pensano di essere
Valorizzare, considerare e accettare la persona nella sua completezza, con la sua storia, le sue caratteristiche e le sue attitudini, andando oltre la generalizzazione e gli stigmi sociali, guida da sempre la nostra professione. Ricevere conferma di ciò ci ha rese orgogliose dei passi compiuti e ha motivato la nostra resilienza verso la divulgazione del concetto di sistema sociale di supporto, volto alla lettura delle abilità e delle potenzialità di chi abbiamo di fronte.